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Un prolungato monitoraggio cardiaco ambulatoriale migliora l’individuazione della fibrillazione atriale dopo ictus criptogenetico


Un prolungato monitoraggio cardiaco ambulatoriale dopo un ictus ischemico criptogenetico o attacco ischemico transitorio ( TIA ) sembra essere un metodo più efficace per rilevare la fibrillazione atriale occulta, rispetto ai metodi standard.

I ricercatori dello studio EMBRACE hanno assegnato i pazienti a monitoraggio cardiaco degli eventi per un massimo di 30 giorni o a monitoraggio Holter-24 ore ripetuto per registrare gli episodi di fibrillazione atriale.

Lo studio ha incluso 572 pazienti ( età media, 73 anni ) che avevano sofferto recentemente di un ictus ischemico criptogenetico ( 63% ) o TIA ( 37% ) e non-nota fibrillazione atriale, dopo interventi diagnostici che includevano un monitoraggio Holter negativo.

E’ stato esaminato l'outcome primario di 1 o più episodi di fibrillazione atriale della durata di almeno 30 secondi entro 90 giorni dalla randomizzazione, e gli outcome secondari di compliance del paziente e lo stato anticoagulante.

La fibrillazione atriale è stata rilevata nel 16% dei pazienti del gruppo di monitoraggio prolungato rispetto al 3% nel gruppo monitoraggio Holter-24 ore ripetuto ( P inferiore a 0.001 ).
Nel gruppo di monitoraggio prolungato, l'82% dei pazienti ha completato 3 o più settimane di monitoraggio; la maggior parte degli episodi di fibrillazione atriale sono stati individuati durante le prime due settimane di monitoraggio.

A 90 giorni, l'uso del trattamento anticoagulante è risultato aumentato, ed era maggiore nel gruppo di monitoraggio prolungato rispetto al gruppo di monitoraggio Holter di 24 ore ripetuto ( 18% vs 10%, p=0.01 ).

In conclusione, uno o due monitoraggi Holter a seguito di un ictus criptogenetico o di un TIA non sono sufficienti a escludere la fibrillazione atriale parossistica.
Il monitoraggio prolungato per 30 giorni è significativamente più efficace per il rilevamento della fibrillazione atriale, e può permettere di identificare i pazienti che potrebbero trarre beneficio dalla terapia anticoagulante per la prevenzione secondaria dell'ictus. ( Xagena2013 )

Fonte: International Stroke Conference, 2013



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